Il famoso naturalista Konrad Lorenz ha insegnato un sistema semplice per allevare i pesci di acqua dolce: si tratta di riprodurre in una vaschetta di cristallo le condizioni ambientali di laghi, fiumi e stagni osservando semplicemente le giuste proporzioni di acqua, vita vegetale e vita animale in modo che si crei lo stesso equilibrio che esiste in natura.
L’approntamento di questo piccolo mondo acquatico richiede varie operazioni: la costruzione della vaschetta, la ricerca della ghiaia, l’analisi accurata dell’acqua e il prelievo o l’acquisto delle specie vegetali e animali da immettere in esso.
La vaschetta: scegliete per essa la forma del parallelepipedo, mentre è decisamente da scartarsi la forma sferica che, oltre a deformare la visione dei pesci dall’esterno, offre scarsa superficie di acqua a contatto con l’aria con conseguente insufficiente ricambio di ossigeno tra acqua e aria;
le dimensioni ottimali sono le seguenti: lunghezza 50 cm, profondità 30 cm e altezza 45 cm; procuratevi dunque quattro profilati ad angolo di acciaio inossidabile (dett. 1) lunghi 45 cm per i montanti, quattro di 30 cm per i lati corti delle basi e quattro di 50 cm per quelli lunghi;
fateli saldare da un buon fabbro con saldatura a cannello procedendo nel modo seguente: i lati lunghi della base dovranno sottostare a quelli corti alle estremità dei quali in senso verticale verranno saldati i quattro montanti;
fate disporre su questi prima i lati corti e poi quelli lunghi;
raccomandate al fabbro la massima precisione nell’esecuzione del lavoro se volete poi infilare agevolmente i cristalli;
fate anche saldare su uno dei lati lunghi della base superiore due piccole cerniere alle quali applicherete poi un coperchio di legno bucherellato indispensabile per evitare ai germi contenuti nell’aria di inquinare l’acqua con conseguenze spesso letali;
fatevi tagliare dal vetraio 5 cristalli pari alle dimensioni dei lati da chiudere;
tenete conto, nel fornire le misure, dello spessore dell’acciaio della struttura che in ogni caso non dovrà superare i 2 mm e di quello dei cristalli (5 mm);
applicate i cristalli mediante speciali collanti da vetro e mastice apposito per acquari che si acquistano nei negozi specializzati;
posate in opera per primo il vetro di base che deve appoggiare sui due lati corti;
pareggiate dapprima abbondantemente col mastice lo scalino tra lati corti e lati lunghi deponendo un leggero strato di mastice anche sui primi;
appoggiate il cristallo comprimendo accuratamente con i pollici lungo tutto il perimetro (dett. 2);
posate in opera i vetri verticali deponendo sui montanti uno strato di mastice e sul perimetro del cristallo di base una leggera applicazione di collante larga quanto lo spessore del cristallo da applicare;
ponete in opera prima i cristalli dei lati lunghi e successivamente quelli dei lati corti;
rifinite con l’aiuto di una spatolina le linee di unione tra i cristalli con un po’ di mastice per chiudere alla perfezione tutti i possibili interstizi;
ponete il parallelepipedo in un angolo isolato della casa e lasciatelo asciugare per almeno una settimana;
verificate la perfetta tenuta delle giunzioni riempiendo il contenitore con acqua tiepida e lasciandolo a riposo per quarantotto ore;
vuotate l’acquario se si verificassero perdite e procedete con altro mastice alla sua definitiva chiusura;
pulite con un raschietto le eventuali sbavature di collante o di mastice e procedete alla verniciatura dell’acciaio con colori scuri (verde bottiglia o nero);
realizzate il coperchio (dett. 3) in legno stagionato di noce o di rovere verniciato con smalto trasparente le cui misure saranno pari a quelle della base superiore e dovranno essere prese sul perimetro esterno di essa;
praticate al centro del coperchio una serie circolare di buchi, del diametro di 4-5 mm, per favorire il ricambio dell’ossigeno e incernieratelo alla costruzione in due punti.
La ghiaia: reperitela sul fondo delle sorgenti di montagna. Più il alto la si preleva e maggiori saranno le garanzie di avere materiale esente da batteri o spore dannose;
raccoglietene alcune generose manciate e deponetele in un normale sacchetto di plastica: l’ideale è quello sfasciume di sassetti appuntiti misti a sabbia caratteristico appunto delle sorgenti purissime delle alte cime;
stendetelo sul fondo della vaschetta e aggiungete subito l’acqua fino a riempirla per 3/4.
L’acqua: prelevatela direttamente dalla sorgente montana, come il ghiaietto, e trasportatela con una tanica;
verificate se ciò non è possibile che l’acqua dell’acquedotto cittadino non sia stata corretta con cloro (basterà annusarla per accorgersene); in ogni caso la sua cura è molto semplice: versate in un recipiente a parte il quantitativo d’acqua necessaria per riempire la vasca e lasciatela decantare per una settimana, dopo aver coperto il recipiente con un coperchio qualsiasi, che ne abbracci abbondantemente l’intera superficie, tenuto discosto dal bordo di un paio di centimetri. Ciò ha il duplice scopo di consentire il ricambio dell’aria, con conseguente scioglimento e evaporazione del cloro, e di evitare che la polvere inquini l’acqua;
evitate anche la durezza dell’acqua, sempre molto elevata negli acquedotti cittadini;
allungate pertanto l’acqua del rubinetto con un 50% del suo quantitativo globale di acqua distillata. In casi di particolare durezza (la si verifica quando le pentole di cucina si incrostano abbondantemente di sali di calcio e di magnesio) potete arrivare fino al 100% cioè tanta acqua distillata quant’è l’acqua di rubinetto;
verificate invece l’acidità dell’acqua con le famose cartine al tornasole che potete acquistare in farmacia. Se la cartina si colora decisamente di rosso l’acidità è eccessiva e va corretta in questo caso con qualche pizzico di bicarbonato di sodio. Se si colora di azzurro intenso significa che occorre aggiungere qualche goccia di acido cloridrico puro da acquistare anch’esso in farmacia;
se constatate che la qualità dell’acqua è perfetta si può versarla definitivamente nella vaschetta e attendere che ritorni limpida;
procedete a questo punto all’immissione nella vasca delle piante acquatiche e della fauna di sostentamento.
Le piante acquatiche: potete trovarle in abbondanza nei corsi d’acqua limpidi e non inquinati. La più comune e la più caratteristica per un acquario è la Fontinalis antipyretica che si rinviene attaccata ai sassi dei torrenti;
fatela attecchire avvolgendo alla sua base (va colta con il suo peduncolo di base) tre o quattro spire di filo di piombo e lasciatela scendere sul fondo;
potrete acquistare altre piantine, oltre tutte quelle che si rinvengono normalmente nei corsi d’acqua nostrani, nei negozi specializzati: l’Elodea densa, la Myriophyllum heterophillum, la Vallisneria spiralis, la Bacopa, l’Echinodorus martii, l’Echinodorus tenellus e la Cabomba aquatica;
scavate nel fondo una buchetta per immettere queste ultime nell’acquario e riempitela con blocchetti di torba per acquari;
sistemate su questi le radici delle pianticelle ricoprendole poi con uno straterello di ghiaia e sabbia spesso un paio di centimetri;
lavate accuratamente le piantine che si prelevano da stagni o fiumi con una soluzione debole di permanganato di potassio per liberare da eventuali batteri o parassiti.
Come è già stato detto le piante sono indispensabili per la stabilità complessiva dell’acquario in quanto ossigenano l’acqua e, nutrendosi di sali contenuti negli escrementi dei pesci e nelle decomposizioni di molluschi e crostacei anch’essi altrettanto indispensabili, la mantengono pura e limpida per diversi anni:
aggiungetene un po’ ogni tanto per compensare le perdite da evaporazione. Tutto ciò è vero quando l’equilibrio fra le varie componenti biologiche è stato ben azzeccato;
tenete conto che ogni pesce la qui taglia si aggiri attorno ai 5 cm necessita di una dotazione d’acqua di quattro litri e che per ogni centimetro in più è necessario un supplemento di un litro; considerate quindi che in un acquario biologicamente equilibrato il numero di pesci immessi deve essere molto limitato.
Lo stesso discorso vale per le piante: una loro eccessiva presenza o sviluppo finirebbe col danneggiare i pesci per la troppa quantità di anidride carbonica emessa durante la notte.
Molluschi e crostacei: come per le piante anche per le piccole chioccioline e per le dafnie da immettere nell’acquario potete procurarvele da soli o acquistarle nei negozi specializzati;
se intendete optare per la prima soluzione, evidentemente più naturalistica, sarà sufficiente costruirsi un retino da far passare tra le piante acquatiche di uno stagno;
se avete scelto bene il luogo lo ritirerete dall’acqua brulicante di piccole creature trasparenti; mettetele in un recipiente di vetro e, giunti a casa, ponetele in una vaschetta piena d’acqua pulita dove le lascerete per un paio di giorni in quarantena cambiando l’acqua ogni tre o quattro ore. Alcune bestioline moriranno ma le superstiti potrete immergerle nell’acquario senza pericolo di inquinamento.
Il retino: potete realizzarlo con un manico di scopa lungo almeno 120 cm a cui praticherete un foro, che lo passi latitudinalmente da parte a parte, a una distanza di 10 cm da una estremità; fate passare attraverso il foro (diametro 3-4 mm) un filo di ferro facendolo fuoruscire di 25 cm;
piegatelo dalla parte opposta a angolo retto facendolo aderire al manico di scopa in direzione della parte corta di esso e fissandolo con due chiodini a U;
avvolgete a strette spirali il pezzo di 25 cm attorno al manico, comprendendo nell’avvolgimento anche il filo di ferro che vi aderisce;
piegate il filo che è rimasto libero a cerchio (diametro 30 cm) e saldatelo alla spirale chiudendolo;
realizzate la borsa con una calza o con un pezzo di tenda o anche con uno scampolino di garza cucito al cerchio.
I pesci: le specie maggiormente indicate sono quelle che popolano gli stagni o i pigri fiumi di pianura: carpe, tinche, persici sole, reali o persici trota, lucci, carassi, cobiti, scardole;
potete anche tentare con qualche piccola trota o qualche barbo ma le loro necessità di ossigeno sono molto elevate ed è più difficile individuare le condizioni biologiche di cui abbisognano per sopravvivere;
potete procurarvi gli esemplari da soli pescandoli all’amo (occorrono una lenza molto leggera e ami molto piccoli: filo 0,8 mm, amo n° 22) oppure catturarli allo stato di avannotti con il retino dopo aver individuato le zone di crescita. Negli stagni i piccoli vivono solitamente protetti dalla vegetazione acquatica, mentre nei torrenti stazionano dove l’acqua è tranquilla e profonda pochi centimetri;
potete anche rivolgervi agli allevamenti o ai guardiapesca;
se volete catturarli da soli recatevi sul luogo di pesca con un recipiente che sarà riempito con la stessa acqua in cui vivono i pesci catturati; bagnatevi le mani prima di toglierli dall’amo e badate che l’amo non abbia intaccato le branchie;
liberateli con la massima delicatezza.
L’ACQUARIO ORNAMENTALE
È già stato descritto come si realizza un acquario di cristallo con struttura metallica. La vasca ottenuta in quella occasione si presta benissimo anche per l’acquario ornamentale: ciò che differenzia l’allevamento dei pesci nostrani da quello di pesci esotici è la maggior cura che occorre dedicare ai secondi. Da escludere la costituzione di un ambiente biologicamente equilibrato per le condizioni irripetibili degli stagni tropicali: occorre intervenire con una serie di equilibratori artificiali che oltrettutto consentono l’immissione di numerosissime specie in spazi molto ristretti. Gli strumenti per la regolazione della temperatura dell’acqua e per la sua ossigenazione, nonché i relativi filtri, devono necessariamente essere acquistati dato il loro alto livello di specializzazione. È bene però conoscere alcune regole di manutenzione.
Il riscaldamento: l’impianto di riscaldamento dell’acqua è composto da una presa di corrente E, da un termostato F e da un diffusore dove alloggia la resistenza G. Il diffusore elettrico con il legato al termostato, indipendentemente dalle variazioni di temperatura dell’ambiente esterno, garantisce all’interno dell’acquario una temperatura costante ; controllate frequentemente che la parte del diffusore in cui alloggia la resistenza sia sempre immersa nell’acqua e che il relativo termometro sia ben saldato e collocato in un zona dell’acquario in cui sia agevole il controllo;
se osservate un’improvvisa segnalazione di aumento della temperatura dell’acqua dovuto a un improvviso blocco del termostato dovete provvedere a un’accurata pulitura dei suoi contatti d’argento.
L’ossigenazione: di estrema importanza negli acquari sopraffollati, si ottiene per mezzo di un aeratore A, di una valvola di distribuzione B, del filtro C e di un diffusore d’ossigeno D che aspira aria dall’esterno e attraverso un tubo la convoglia nella parte bassa dell’acquario. L’aria uscendo e attraversando il volume dell’acqua la smuove agevolando il ricambio fra il liquido e l’atmosfera. Le bollicine di aria inoltre nel loro movimento di salita cedono ossigeno all’acqua e si arricchiscono di anidride carbonica che viene poi espulsa quando queste raggiungono la superficie;
controllate periodicamente i contatti e proteggete l’elettropompa dalla polvere e dall’umidità per una buona manutenzione.
L’illuminazione: è indispensabile nell’acquario e la sua intensità deve essere tale da permettere il processo di fotosintesi delle piante. Se da un lato l’illuminazione solare è la più naturale e quindi la più apprezzata dai pesci occorre convenire che essa crea una tale serie di problemi da sconsigliarne l’uso;
optate per una buona e costante illuminazione artificiale disposta sul bordo superiore del lato anteriore, rivolta cioè nella stessa direzione da cui si guarda solitamente l’acquario. Per quanto riguarda i diversi sistemi di illuminazione artificiale è possibile vedere questa guida su Acquarioincasa.com. La luce naturale, essendo discontinua, può causare alcuni inconvenienti come la formazione di una patina di colore verde sui cristalli, dovuta a una eccessiva proliferazione di alghe verdi. Ciò significa che l’illuminazione è troppo intensa;
cambiate subito posto all’acquario e sistematelo in zona meno esposta;
se notate un ingiallimento della vegetazione e la formazione di una patina marrone sui cristalli significa che l’illuminazione è troppo scarsa e ha provocato un eccessivo sviluppo di alghe color marrone;
ricorrete in tal caso al rimedio opposto, ma in entrambe le circostanze dovrete sospendere l’alimentazione dei pesci e provvedere all’asporto manuale delle deiezioni oltre, naturalmente, alla pulizia dei cristalli. Ricorrendo all’illuminazione artificiale tutti questi inconvenienti non si verificano.
I pesci esotici
Per quanto attiene alla vegetazione, alla fauna di supporto da immettere nell’acquario vale quanto già detto nel capitolo riservato ai pesci d’acqua dolce. Diverso invece è il ragionamento riferito ai pesci: si tratta di specie che per quanto ormai molto diffuse sono completamente estranee al nostro ambiente. Si dovranno perciò scegliere con particolari criteri procedendo nel seguente modo:
inserite con molta cautela i pesci predatori all’interno di un qualsiasi acquario popolato da altre specie a meno che queste non siano particolarmente prolifiche;
evitate che più maschi di una stessa specie bellicosa (come la Betta splendens) siano introdotti nello stesso specchio d’acqua. Si accenderebbero zuffe accanite che finirebbero per coinvolgere anche gli altri pesciolini;
non sovrappopolate l’acquario: accontentatevi di qualche specie curando soprattutto l’effetto di insieme sia per quanto si riferisce alla forma che al colore dei piccoli pinnuti. Tra i pesci più indicati e più sperimentati si suggeriscono: il pesce missionario che ha il pregio di deporre uova ogni mese; la Betta splendens, da immettere in numero non superiore a una coppia per vasca; il danio, dalle eleganti striature longitudinali; lo Xiphophorus helleri, dalla stupenda livrea verde, azzurro e rosso fiamma; il black molly con la livrea di colore nero vellutato (le acque abitate da questo pesce devono essere riccamente popolate di vegetali, perché rappresentano la sua alimentazione); il pesce arlecchino, dal caratteristico triangolo nero disposto nella metà posteriore del corpo;
se sarete contagiati definitivamente dall’acquariofilia ben presto avrete la necessità di approntare una seconda vasca nella quale potrete immettere pesci neon, classomi, lebisti, melanotenie e tanti altri che si troveranno a bizzeffe nei negozi specializzati.
tenete sempre accanto alle vasche descritte una di scorta per ospitare provvisoriamente i pesci durante la pulizia della vasca o per isolare qualche esemplare malato oppure per sottrarre alle madri i piccoli appena nati per evitare che queste le divorino.
L’acquario marino non si discosta molto da quello di acqua dolce:
mescolate all’acqua normale appositi sali in vendita presso i negozi specializzati;
lasciate riposare 4 o 5 giorni e verificate la densità salina con un densimetro (valori indicativi: 1022-1025 per pesci esotici, 1027-1028 per pesci mediterranei). La temperatura ottimale dovrà aggirarsi intorno ai 24° e il livello di acidità tra 8 e 8,4.