Tali utensili che in generale si dicono pialle servono per ottenere la completa spianatura delle superfici del legname; questo risultato si ottiene spingendo orizzontalmente in avanti la pialla sulla superficie da levigare.
Il tipo più comune di pialla in fig. II- 56, è costituito da: 1) un ceppo in legno duro (preferibilmente pero, melo o leccio) che ha la forma di parallelepipedo e nel quale è ricavata una bocca terminante dalla parte inferiore (suola) con una feritoia, e dalla parte superiore con una svasatura. 2) un ferro a forma di scalpello che costituisce la parte principale della pialla e che rappresenta l’elemento atto a penetrare nel legno asportando strisce più o meno spesse le quali escono dalla svasatura avvolgendosi a spirale (quando il legno è piallato in direzione delle fibre) ed a zig-zag se il legno è piallato trasversalmente o in modo irregolare se è piallato in direzione contraria alle fibre (fig. II-58).
Tali strisce sono i trucioli della piallatura. I ferri da pialla assumono varie forme e dimensioni a seconda del tipo di pialla (fig. II-57) conservando però sempre la caratteristica di lama di scalpello; quasi sempre sono fatte interamente in acciaio. 3) bietta di legno che ha lo scopo di tenere fisso il ferro nella bocca del ceppo. Prima si pone nella giusta posizione di lavoro il ferro e poi si batte sulla testa della bietta per fissarlo; per allentare si danno dei colpi con il martello sulla parte posteriore del ceppo. 4) L’ultima parte costituente la pialla è il controferro nato dalla necessità di variare, in uno stesso utensile, l’angolo di taglio a seconda del legno da lavorare. Infatti in una pialla l’inclinazione del ferro non può essere cambiata, in quanto dipende dalla bocca del ceppo, e quindi (per evitare di dover cambiare pialla per ogni legno diverso) si è sovrapposta al ferro un’altra lama metallica sagomata (controferro) come in fig. 11-59; sul ferro inoltre è praticata una fessura rettangolare allungata nella quale scorrono due dadi fissati al controferro che ne rendono possibile lo spostamento mediante una vite.
L’introduzione del controferro permette di aumentare l’angolo di lavoro della pialla (variabile mediante la suddetta vite); quando il controferro è abbassato la lama produce sul legno un effetto più raschiante che tagliente (condizione di lavoro indicata per legni duri); quando invece è alzato si ha una diminuzione dell’angolo di lavoro che ritorna a valori normali e così pure l’azione della lama sul legno (condizione di lavoro indicata per i legni teneri). Nelle pialle l’angolo di taglio varia da 200 a 350 e l’angolo di lavoro tra 45 ° e 65°; i valori di questi angoli saranno scelti in funzione del tipo di legno da piallare.
Indice
Tipi di pialle più in uso
I tipi di pialle in commercio sono moltissimi sia quelli tradizionali con ceppo in legno, che quelli più moderni completamente in ferro; elencheremo i tipi più importanti. La pialla comune (fig. II- 56) o pialla lunga in legno (di pero o melo) è lunga da 600 a 800 mm e si adopera per lavori di spianatura ; è fornita di un manico ed è sempre dotata di controferro. Una superficie ottenuta mediante piallatura con tale utensile si presenta con ottimo grado di levigatura e rifinitura.
Lavorazioni analoghe a quelle che si compiono con la pialla sono spesso effettuate con un utensile assai più maneggevole ed avente le medesime caratteristiche di taglio e cioè con il pialletto nelle sue varie forme; il tipo più diffuso è il pialletto comune o pialletto alla romana (fig. II-60) che può essere sia per ferri semplici che doppi; la lunghezza varia generalmente dai 200 ai 300 mm e la larghezza dai 30 ai 50 mm.
Tipi simili sono il pialletto con corno o pialletto alla palermitana, il pialletto alla veneta, alla genovese, ecc.; differiscono principalmente per il tipo di impugnatura e di manubrio. Quando si debbano effettuare lavorazioni di una certa entità per spianare superfici curve (sia convesse che concave) si possono impiegare delle pialle dette centinate che hanno appunto la suola curva: questo tipo di utensile però non è necessario che sia di normale dotazione. I tipi di pialle e pialletti sopra descritti vengono prodotti anche con ceppo in ferro assumendo forme come quelle di fig. II – 61 e 62.
La suola e l’impugnatura di tali pialle sono cioè anch’esse in ferro. In molti tipi in commercio la lama è registrabile e si può quindi variare a piacere l’angolo di lavoro. Le lavorazioni che si possono effettuare con le pialle in ferro presentano buone caratteristiche di rifinitura; si consiglia di avere almeno una di tali pialle in dotazione tra i propri utensili. Molto spesso nei lavori di falegnameria si debbono piallare superfici delimitate da risalti di piccola larghezza (battenti di finestre, porte, ecc.); in tal caso non è agevole lavorare con le normali pialle o pialletti e si deve usare un tipo particolare di pialla detta sponderuola; anche la sponderuola viene realizzata in vari tipi con caratteristiche diverse per lavorazioni particolari.
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Il tipo di gran lunga più utile e diffuso è la sponderuola semplice (fig. II-63) che ha una larghezza variabile in generale da 10 a 30 mm; il ferro normalmente a forma di T ha circa la stessa larghezza della suola che spesso è metallica; l’angolo di taglio è di circa 50°. La sponderuola ha una grande flessibilità di impiego e può essere usata sia verticalmente che orizzontalmente; la sua importanza è tale che si può ritenere necessaria per la maggior parte dei lavori di falegnameria. A titolo informativo rammentiamo che esistono alcuni tipi particolari di sponderuole come quelle per i canali a coda di rondine, per canali nascosti, per incastri per persiane, ecc. Per eseguire modanature di cornici, scanalature in genere, canali per vetri ecc. si usano invece dei particolari tipi di pialletti detti incastri o incorsatoi sia a uno che a due ferri.
Norme per il corretto uso di pialle e pialletti
Nell’impiego dei vari tipi di pialle e pialletti si devono sempre osservare delle norme generali di lavorazione per ottenere i risultati desiderati sia nella forma che nella rifinitura dei pezzi. Quando si pialla una superficie, come per esempio un pannello di legno, l’impugnatura della pialla può essere afferrata con la mano sinistra; quando invece si ha a che fare con il bordo di una tavola o simili le dita devono curvarsi al di sotto della pialla e spingerla contro il legno; in questo modo le dita agiscono come una guida e mantengono la pialla in linea. All’inizio del movimento si deve premere bene verso il basso con la mano sinistra e gradualmente trasferire le pressione alla mano destra mentre si raggiunge la parte opposta del pezzo; l’accorgimento ora accennato evita di smussare poi la parte terminale del pezzo; naturalmente è necessario tenere la pialla a squadra con il bordo della tavola avendo la premura di controllare quest’ultimo come indicato in fig. II-64.
Qualora il bordo non sia a squadra non si deve piegare la pialla nel tentativo di correggerlo ma si deve invece premere la pialla stessa dalla parte che ha bisogno di essere asportata. Poiché la lama delle pialle ha il lato tagliente non rettilineo ma leggermente curvo, e sporge quindi di più al centro che ai lati, la piallatura sarà più marcata da un lato del legno che dall’altro. In tutte le operazioni di piallatura è opportuno tenere presente la posizione della superficie di lavoro rispetto alla venatura del pezzo di legno che si sta lavorando; in taluni casi, per non trovarsi di fronte a spiacevoli rotture o scheggiature del pezzo, è indispensabile adottare degli accorgimenti come sotto indicato; se si pialla un pezzo nel senso delle fibre, lo sforzo che si incontra è minimo, il truciolo si svolge normalmente e la lavorazione non presenta difficoltà; la superficie che si ottiene è completamente levigata. Fa eccezione il caso in cui le fibre siano interrotte in prossimità dello spigolo finale; in tal caso, al fine di evitare il distacco di una parte imprevedibile del pezzo, è bene o smussare precedentemente il legno con lo scalpello o porre un tassello compresso da una morsa (fig. II-65) all’estremità del pezzo in questione.
Analogo inconveniente si verifica quando si pialla un pezzo «di testa»; si deve allora avere l’avvertenza di piallare il pezzo da due parti procedendo dalle estremità verso il centro; si evita così che avvenga il distacco delle fibre con conseguente deterioramento del pezzo stesso.
Per prevenire la rottura degli spigoli quando si piallano di testa (o come anche si dice: «di punta») dei pezzi di legno è bene servirsi di un utensile ausiliario già menzionato e cioè l’aggiustatore che ha la funzione di dare un appoggio alle fibre prevenendone il distacco.
L’aggiustatore si fissa sul banco e si impiega tenendo la pialla orizzontalmente (fig. II-66). Per piallare un pezzo le cui fibre siano invece disposte trasversalmente è necessario seguire il senso indicato per evitare che la pialla od il pialletto si impuntino o provochino uno strappamento delle fibre. Per piallare infine un legno perpendicolarmente alle fibre bisogna procedere con molta energia in quanto la lama della pialla incontra una resistenza diversa da punto a punto dovuta a differenza di durezza e scorrevolezza nei vari punti; la superficie che si otterrà dopo la lavorazione presenterà molto spesso delle irregolarità. Quando non è strettamente necessario è bene quindi evitare quest’ultimo tipo di piallatura.
Affilatura delle lame
Per prima cosa è necessario rimuovere la lama e svitare il ferro che la fissa, poi appoggiare la lama sulla pietra da affilatura (dove si sia versata già qualche goccia di olio) in modo che il taglio stia dalla parte della pietra (fig. II – 67 a). Muovere successivamente la lama avanti ed indietro lentamente; appena ci si accorge che il taglio è affilato (passando il pollice sull’orlo posteriore del taglio) distendere la lama come in fig II-67 b e strofinarla una o due volte; ripulire poi la lama con un pezzo di pelle o di cuoio per eliminare i residui rimasti sulla stessa.
Esaminare il taglio alla luce come controllo finale; un taglio bene affilato non può essere visto mentre uno non affilato riflette una leggera striscia di luce. Rimettere a posto il ferro che tiene ferma la lama ad una distanza variabile da circa 1,6 mm a 0,8 mm a seconda che si debba eseguire un lavoro di sgrossatura o di rifinitura; infatti più è messa vicina e meno legno la lama porta via, offrendo però più resistenza. Controllare infine la pialla traguardando la lama su un foglio di carta; la lama deve apparire come una sottile linea nera. Ricordiamo ancora che le pialle di metallo hanno una vite ed una leva per la regolazione della lama, mentre quelle di legno devono essere aggiustate con colpi di martello.