La segatura dei legnami è una delle operazioni più importanti e frequenti sia nella falegnameria che nella carpenteria e può essere fatta con utensili diversi a seconda del tipo di lavoro da svolgere; in particolare si terrà conto della lunghezza del taglio, dello spessore del pezzo da tagliare, della precisione con cui deve essere effettuato il taglio, ecc. Dalla giusta scelta dell’utensile, che si effettua conoscendo in primo luogo gli elementi essenziali che lo compongono, dipende la buona riuscita del lavoro e l’ottenimento del massimo rendimento da parte di un determinato utensile. Per questo, prima di illustrare i principali modelli di seghe normalmente in uso e gli accorgimenti per il miglior uso, descriveremo i sistemi di dentatura delle seghe stesse.
Bisogna inoltre considerare che la giusta scelta della sega permette di risparmiare molta fatica ed aumenta notevolmente la durata della lama. Le lame che sono fabbricate in acciaio temperato presentano, lungo uno dei bordi, una serie di denti di varia forma e distanza a seconda della durezza del legno da segare. Lo spessore della lama si chiama calibro; la distanza tra il vertice dei denti ed il dorso (lato liscio della lama) si chiama larghezza della lama: da questa dipende la possibilità di fare tagli di varia forma (diritti, curvi, ecc.) e lavori di traforo.
Riferendosi alla forma dei denti più comune, cioè a quella triangolare (fig. II – 35) si danno le definizioni principali: passo è la distanza tra i vertici di due denti consecutivi; vano è lo spazio tra dente e dente; altezza del dente è la distanza tra il vertice e la base del dente stesso; petto è la superficie ABCD determinata dal lato più corto del dente e dallo spessore della lama; dorso è la superficie ABEF determinata dallo spessore della lama e dal lato maggiore del dente (cioè da quello che non lavora); angolo di taglio è l’angolo formato dal petto e dal dorso. Con riferimento al profilo o forma dei denti si hanno due tipi fondamentali di dentature: dentature a semplice effetto, che consentono di eseguire il taglio in una sola direzione e che sono impiegate nelle seghe a mano; dentature a doppio effetto che tagliano in entrambe le direzioni e sono impiegate solo per le seghe meccaniche. Il profilo più usato di lame per seghe a mano è quello a denti triangolari sia di tipo diritto con angolo di taglio di 4 5 °, sia di tipo inclinato con angolo di taglio variamente tra i 30° ed i 45 ° (fig. II – 36). Se l’altezza del dente è eccessiva si separano i denti con un raccordo (fig. II- 3 7); per le lame che debbano essere impiegate per segare legni teneri si lascia ancora un maggior spazio per lo scarico del truciolo che si forma durante la lavorazione (fig. II – 38). Per la lavorazione meccanica, anziché manuale, si usano delle lame sia a semplice che a doppio effetto che hanno profili dei denti delle forme più svariate (fig. II – 39) ma che rispondono tutti al requisito essenziale di possedere un vano tra dente e dente molto ampio per ricevere la segatura che si forma durante il lavoro.
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Stradatura dei denti
Per permettere inoltre un buon scorrimento delle lame sui fianchi della fenditura che esse scavano durante il lavoro e per evitare quindi l’eccessivo riscaldamento delle lame (assai dannoso) i denti delle seghe vengono spostati dal piano della lama uno a destra ed uno a sinistra alternativamente ; questa operazione viene chiamata allicciatura o stradatura dei denti. I denti vengono così allargati e viene data loro la strada; i denti di lame che devono servire per tagliare i legni teneri vanno stradati, cioè divaricati, più di quelli per le lame dei legni duri.
Nella fig. II – 40 è riportata la posizione che prendono i denti di una sega quando sono stradati. La stradatura dei denti viene effettuata con una lamina d’acciaio fissata in un manico e munita di alcune fenditure di varia larghezza a seconda dello spessore dei denti della sega da allicciare; tale utensile si chiama licciarola o licciaiola (fig. II-41).
Essa è dotata anche di un corsoio mobile, registrabile mediante una vite a pressione, per garantire la costanza e l’esattezza della rotazione impressa alla licciarola stessa; infatti per stradare i denti si fissa la lama ad una morsa e con la licciarola si prende ciascun dente e si piega leggermente di un angolo uguale a destra e sinistra con l’avvertenza di piegare il dente circa a metà della sua altezza e controllando l’operazione con un apposito calibro. La licciarola va inclinata fino a toccare la lama con la punta di arresto del corsoio; in tal modo tutti i denti rimangono piegati in misura uguale e la stradatura è corretta. Si ricorda che il solco fatto da una sega allicciata non deve essere superiore al doppio dello spessore della lama; inoltre l’allicciatura deve essere più marcata per lame atte a segare legni teneri e legni freschi, minore per le lame per i legni secchi e per quelli duri.
La stessa operazione si può compiere, ottenendo ugualmente buoni risultati, con le pinze stradaseghe (fig. II-42).
Affilatura dei denti
Per aumentare l’azione di taglio dei denti e per rendere più netto il solco scavato nel legno si modifica il profilo dei denti in maniera che gli spigoli laterali lavorino tagliando anch’essi le fibre; tale modifica si ottiene mediante l’operazione di affilatura dei denti della sega. L’affilatura si fa con la lama triangolare (fig. II-43 e II -44) procedendo come segue: si introduce la lama in una morsa azionando la lima in senso trasversale; prima si opera su una faccia affilando un dente su due, poi gli altri denti sull’altra faccia.
Acquistando esperienza si può disporre la lama in modo che mentre si affila, la lima diminuisca la stradatura dove questa è eccessiva e l’aumenti dove è scarsa; con questo accorgimento si ottiene il vantaggio di risparmiare molte ristradature. Si deve fare attenzione a mantenere la posizione angolare della lima perfettamente costante per non variare i valori dell’angolo di taglio e di spoglia dei denti. Le operazioni di stradatura ed affilatura dei denti sono piuttosto difficili e richiedono una certa abilità ed esperienza; qualora non si sia sicuri su tali lavori è bene ricorrere ad un «arrotino» specializzato per non sciupare degli utensili, specie se nuovi.
Tipi di seghe più in uso
Uno dei tipi più comuni è la sega da falegname (fig. 11-45) in cui la posizione della lama può essere variata a piacere e la lama è mantenuta in tensione dalla funicella; tali seghe si trovano in commercio nelle lunghezze da 500 mm a 1.000 mm.
Il tipo di sega più comune con lama senza tensione è il saracco o segaccio nelle varie forme e dimensioni (fig.II – 46); i tipi normali in commercio hanno lunghezze variabili tra mm 250 e mm 700 e possono essere con manico aperto o con manico chiuso. L’importanza dei segacci nei lavori di falegnameria è grandissima.
Derivato dai segacci è il segaccio a dorso (fig. II-47) con lama di forma rettangolare e lunghezza variabile da 200 a 500 mm, nelle versioni a manico aperto e manico chiuso.
Alcuni segacci possono avere l’intercambiabilità della lama permettendo così di inserire alternativamente sullo stesso manico lame diverse; tali segacci prendono il nome di seghe a lame multiple (fig. II-48).
Norme per il corretto uso delle seghe
Nella fig. II -49 è illustrata la posizione corretta sia del corpo che delle mani da tenere nella operazione di taglio di una tavola appoggiata sul cavalletto; l’utensile impiegato è un normale segaccio.
Osservare l’indice della mano destra puntato nella direzione della lama; la mano sinistra sorregge il pezzo di legno segato che sta per cadere quando il taglio è stato quasi completato, al fine di evitare scheggiature dell’altra parte del pezzo in lavorazione. Una corretta posizione aiuta nel cominciare a segare accuratamente il pezzo e previene danni nel caso che la sega esca fuori dalla sua traccia ; l’inizio del taglio è la parte più importante perché è impossibile proseguire bene se l’impostazione non è giusta. Una delle maggiori difficoltà quando si usa la sega per le prime volte è quella di effettuare un taglio ben diritto e squadrato; infatti dopo aver segato qualche centimetro si vede che la sega tende a spostarsi sulla sinistra e, nello sforzo di rimetterla diritta, in generale si torce e si piega per l’altro verso in modo che cominci a segare nella direzione opposta e così di seguito. Il risultato finale sarà un taglio a serpentina e molto probabilmente una sega deformata; è bene quindi attenersi alle norme che seguono. È importante anche accertarsi prima di iniziare a segare che l’utensile sia in buone condizioni di affilatura; non forzare mai una sega quando non procede regolarmente nel lavoro. Il movimento alternativo che il braccio compie per azionare l’utensile deve essere elastico e deciso e la pressione esercitata non deve mai superare quella necessaria per l’effettuazione del taglio.
Quando si comincia un taglio il manico della sega deve essere tenuto basso in modo che la lama faccia un angolo assai piccolo con il legno che si deve segare (fig. II-50); questo permetterà di ottenere che la sega sia parallela alla linea secondo cui si vuole segare. Quando la sega è affondata nel legno fino a circa metà altezza della lama ed è passata al di sotto della tavola, si può portare nella posizione normale che ha un inclinamento con il pezzo di 45° (fig. II- 50) e che può arrivare fino ad un massimo di 60° per tagli longitudinali rispetto alle fibre del legno.
Se si deve tagliare trasversalmente una tavola, un travicello, come qualsiasi altro pezzo di legno, è buona norma segnare una linea diritta lungo tutte le quattro facce del pezzo e affondare prima una traccia con la sega su ciascuna di esse; in tal modo la sega si muove in una traccia già fatta e si può ottenere un taglio perfettamente diritto con l’approfondimento a turno di ciascuna traccia. Un’altra cosa buona da fare è quella di controllare ogni tanto con la squadra l’andamento del taglio; si potrà così vedere una eventuale tendenza sbagliata e cercare di correggerla. Sarà inoltre vantaggioso mettere la tavola od il pezzo da segare in modo che la linea tracciata non sia nascosta; la linea di tracciamento deve inoltre rimanere sul pezzo da utilizzare segando quindi accosto a questa in tale maniera Nelle fig. II – 51 a e b è illustrato l’impiego del segaccio a dorso per il corretto taglio su un «corrente» di un dente o tenone.
Nella fig. II – 52 è invece illustrato l’impiego dell’aggiustatore per tagli diritti già precedentemente visto ; osservare in particolare la posizione della mano sinistra che pressa il pezzo da segare ben aderente al regolo dell’aggiustatore.
Talora è invece impiegata la cassetta per tagli obliqui. Quando si debba tagliare un pezzo secondo modelli con linee curve (fig. II-53), si usano delle seghe a voltino per contornare o seghetti ad arco (fig. II – 54). Le seghe a voltino portano una lama piccola e flessibile che può essere girata ad ogni angolazione per far in modo che si abbia un taglio preciso e netto. Se si vogliono fare tagli racchiusi all’interno del legno si può togliere la lama svitando il pomo terminale; si introduce poi la lama in un foro praticato nel legno stesso e si rimonta successivamente la sega; si può quindi effettuare il taglio desiderato rismontando infine la sega al termine dell’operazione. Il seghetto ad arco serve invece esclusivamente per lavori di intarsio e traforo e per altri lavori leggeri di contorno su linee aperte o chiuse.
Citiamo infine un tipo particolare di sega detto gattuccio (fig. 11-55) che può essere impiegato al posto della sega a voltino quando il pezzo da segare abbia un’altezza notevole od il taglio debba essere effettuato in posizione non facilmente accessibile. Si raccomanda, se si tagliano dei pezzi di legno già usati, di assicurarsi che non vi siano infissi dei chiodi i quali rovinerebbero irrimediabilmente i denti della sega.
Manutenzione delle lame
Per quanto riguarda la manutenzione delle lame delle seghe è importante prevenire la formazione su di esse della ruggine; a tal scopo è sufficiente strofinare di tanto in tanto le lame con un panno imbevuto di olio; si otterrà così anche il vantaggio di una buona lubrificazione utile durante il lavoro.