In questa guida spieghiamo come pulire i metalli.
L’ORO
Pulite l’oro usando un pennellino soffice e acqua tiepida con un detersivo liquido (dett.1); controllate prima di gettare via l’acqua insaponata che non si sia staccato alcun pezzo di metallo (un gancetto difettoso, per esempio); immergete poi il pezzo d’oro in una bacinella di acqua fredda, per eliminare completamente i depositi di sapone (dett.2);
ricontrollatene l’integrità;
asciugate quindi l’oro con pelle scamosciata o con un panno molto morbido (ottimi quelli gialli che si trovano in commercio) (dett.3).
Se l’oro ha perso la sua lucentezza originale, il metodo migliore consiste nel “lucidarlo” facendo uso di una speciale sostanza, reperibile da qualsiasi gioielliere, da strofinare con una pelle scamosciata leggermente inumidita.
L’ARGENTO
Curate la corrosione dell’argento versando acqua calda e soda in un contenitore di vetro A rivestito con un foglio di alluminio B (dett.1); appena notate che lo strato di cloruro d’argento è stato eliminato, togliete il pezzo d’argento dal contenitore e sciacquatelo abbondantemente sotto un getto d’acqua calda;
usate per questa operazione guanti di gomma; se si tratta di un pezzo argentato l’operazione deve essere svolta con la massima cautela: l’immersione nella speciale soluzione non deve durare più di pochi secondi, poi sciacquate immediatamente. Se il risultato non è soddisfacente, ripetete al massimo una seconda volta;
potete eliminare eventuali macchie isolate rimaste con un batuffolo di cotone imbevuto d’acqua con poche gocce di ammoniaca, sempre con lo sciacquo finale;
eliminate la patina verdastra di un oggetto argentato (dett.2) strofinando con un limone tagliato a metà;
lavate dopo con acqua tiepida;
provvedete ora alla lucidatura dell’oggetto, utilizzando uno dei numerosi prodotti specifici in commercio;
restaurate dapprima la superficie dell’argento, che sovente può essere rigata;
procuratevi da un gioielliere un po’ di “rossetto inglese” (polvere di ossido ferrico), che è un leggero abrasivo;
fregate la parte rigata con una pelle scamosciata leggermente umida su cui avrete sparso un po’ di rossetto;
lavate poi accuratamente, asciugate e usate quindi il prodotto scelto per la lucidatura.
Risulta essere sempre consigliabile, per evitare di ripetere il lavoro ogni pochi giorni, usare un prodotto che garantisca una lunga durata della brillantezza. Se volete fare a meno di ricorrere a questa tediosa operazione, rinunciando anche ai riflessi naturali dell’argento, potete pulire attentamente il pezzo con acquaragia e poi rivestirlo di una lacca speciale. Dopo un anno bisognerà pulire con acetone e ripetere l’operazione.
IL PELTRO
La morbidezza di questo metallo, che è una lega di stagno e piombo, permette a qualsiasi bricoleur un intervento di riparazione, quando un oggetto di peltro è stato più o meno gravemente danneggiato da un colpo.
Saldate insieme due pezzi di peltro usando una saldatrice adatta a questo tipo di materiale, coma una saldatrice per alluminio.
Evitate però di toccare il peltro stesso con la punta incandescente dello strumento, in quanto il metallo si fonderebbe con estrema facilità; fate quindi venire a contatto con la saldatrice soltanto il materiale usato per la saldatura; effettuate le saldature, quando possibile, all’interno dell’oggetto da saldare o comunque in luogo non visibile;
se dovete agire su una parte visibile, è opportuno usare come materiale di saldatura un sottile filo di peltro, che potrà poi essere carteggiato e lucidato fino a scomparire; tale filo, reperibile presso taluni antiquari, può essere preparato in casa nel modo seguente:
procuratevi stagno e piombo in parti uguali, e scioglieteli in un recipiente a maggior tenuta termica (acciaio, per esempio);
versate l’impasto amalgamato su una tavoletta di legno sulla quale avrete praticato con una lama affilata alcune piccole scanalature; staccate, quando la lega si è raffreddata, i fili di peltro formatisi nelle scanalature e usateli per saldare.
Il peltro, se lucidato regolarmente, acquista uno splendore caratteristico, scuro e argenteo; se trascurato è facile vittima della corrosione:
eliminate le eventuali incrostazioni del peltro con una spatola di legno o plastica A (dett. 1); strofinate con paglietta finissima (dett.2), quindi con un po’ di bianchetto (dett.3);
lavate poi con l’acqua e asciugate accuratamente con pelle scamosciata (dett.4);
lucidate quindi con uno dei preparati esistenti in commercio.
IL BRONZO
Eliminate le macchie verdi del bronzo (dett.1) con una spazzola A con setole di ottone: è importante che non si tratti di una spazzola di ferro né di acciaio; queste, infatti, sono troppo dure e potrebbero danneggiare la superficie del bronzo, consentendo alla “malattia” di ripresentarsi dopo tempi abbastanza brevi;
passate poi un batuffolo di cotone (dett.2) intriso in acqua e acido acetico in rapporto di 9 a 1; sciacquate abbondantemente con acqua e asciugate;
lucidate con un panno soffice e asciutto (dett.1);
se notate nel punto di intervento una tendenza alla scoloritura, intervenite con una quantità minima di bianchetto (dett.2) strofinando con un batuffolo di cotone umido o con la pelle scamosciata.
IL RAME
Eliminate il verderame usando una pasta densa di gesso in polvere e alcool metilico, da strofinare con un panno morbido;
usate della paglietta di ferro finissima (dett.1) soltanto in casi veramente difficili;
aggiustate eventuali spaccature del metallo, nelle parti in cui è particolarmente sottile, con un normale saldatore elettrico;
passate sulle giunture, fatte a stagno, con un pennellino da acquerello un sottile velo di lacca color rame per mascherare meglio l’intervento;
lucidate quindi il rame usando un trapano elettrico con l’apposito feltro per la lucidatura (questo trattamento, ovviamente, è adatto solo per superfici lisce);
conservate la lucentezza applicando una speciale lacca protettiva trasparente (dett.1);
usate per stendere la lacca un pennello soffice da acquerello;
eseguite la laccatura a regola d’arte per evitare che asciugandosi la lacca diventi opaca o raccolga polvere;
ovviate a questo inconveniente operando in un ambiente non freddo e in una stanza con le finestre chiuse, priva di polvere.
L’OTTONE
È una lega formata da rame e zinco. Come il rame ha bisogno di una continua attenzione per conservare la sua caratteristica lucentezza. Esposto agli agenti atmosferici, o anche solamente abbandonato a lungo senza essere lucidato, un oggetto di ottone perde il suo caratteristico colore giallo quasi oro e diventa scuro e opaco. Per conservare quindi a lungo la sua lucentezza procedete in questo modo:
pulite l’ottone lavandolo con acqua e detersivo (dett. 1);
strofinatelo poi con un panno soffice imbevuto di una soluzione composta da mezzo litro di acqua, 1 cucchiaio di sale e 2 cucchiai di aceto (dett.2);
usate per le parti in rilievo e gli interstizi un vecchio spazzolino da denti, soffice, con una soluzione di acqua e ammoniaca (dett.3);
lavate poi, naturalmente, con acqua e detersivo, e risciacquate;
immergete, invece, l’ottone che fosse particolarmente corroso in una soluzione calda di acqua e soda per lavare;
lasciatelo per 1 ora, estraetelo e strofinatelo con un panno;
ripetete l’operazione, se necessario, finché si ottiene il risultato voluto;
restituite all’ottone la sua patina lucidissima intervenendo con il bianchetto da applicare con una pelle scamosciata umida;
lavate, asciugate e lucidate con un normale preparato;
un’avvertenza: molti oggetti di ottone sono caratterizzati da parti di ferro. È quindi opportuno, dopo qualsiasi operazione con uso dell’acqua, asciugare attentamente, per evitare che si formi ruggine; disegni ;n rilievo tipici di molti oggetti di ottone devono essere puliti con una soluzione di ammoniaca e lucidati con un panno su cui sono state fatte cadere alcune gocce d’olio di oliva: basta strofinare finché la superficie è perfettamente lucida.
Come il rame, anche l’ottone può essere facilmente saldato: le eventuali macchie lasciate da tale operazione possono essere coperte con una lacca colorata.
Per rendere meno frequenti le lucidature si può
ricorrere, come nel caso del rame e seguendo lo stesso procedimento, all’applicazione di lacca trasparente, protettiva contro gli agenti atmosferici.
L’ALLUMINIO
Eliminate eventuali macchie di ossido su oggetti di alluminio strofinando con uno straccetto inumidito con ammoniaca;
attenzione: lavorate con i guanti e possibilmente all’aperto. L’ammoniaca emana esalazioni venefiche che, inspirate in una certa quantità, possono risultare abbastanza dannose;
lavate poi con una spugna imbevuta di aceto o di acido acetico diluito in acqua distillata; risciacquate infine con acqua e asciugate bene.
IL FERRO
Se dovete eliminare la ruggine da un oggetto di ferro immergetelo in una speciale soluzione disossidante;
riempite per 3/4 una bacinella di plastica di acqua molto calda B;
scioglietevi dentro del cloruro stannoso C nella misura dell’8%;
immergete l’oggetto in questa soluzione calda e lasciatevelo per alcune ore;
toglietelo quindi dal bagno e strofinatelo con energia con un panno;
lavatelo poi con un pennello pulito bagnato di ammoniaca A;
risciacquate con acqua corrente fredda e asciugate rapidamente (meglio con il calore, mettendo ad esempio l’oggetto in forno);
potete ottenere un buon risultato, qualora la ruggine non fosse penetrata molto in profondità, lasciando immerso l’oggetto, per un paio di giorni, in petrolio (65%) e olio minerale (35%) e strofinando poi con un panno morbido.
Se volete rendere lucido il ferro F immergetelo in un bagno di acido cloridrico diluito G; spennellate poi con ammoniaca H; risciacquate con acqua corrente e asciugate rapidamente meglio se con il calore K.