I più diffusi utensili per forare sono i succhielli completamente in ferro o con il manico di legno (fig. II- 73 a e b); si adoperano per praticare i fori necessari ad applicare viti, perni, ecc.
Si appoggia la punta del succhiello sul legno e girando il manico con una certa pressione esso penetra nel legno stesso ed il foro va via via allargandosi mentre i trucioli fuoriescono alla superficie risalendo lungo il canale interno formato dalle eliche del succhiello. I fori ottenuti sono molto regolari sia che vengano ricavati longitudinalmente nelle fibre del legno che trasversalmente. Quando si vuole estrarre il succhiello si inverte il movimento di rotazione ed allora il succhiello non prende più il legno ma lo comprime rendendo liscia la superficie interna del foro.
Per piccoli fori si usa generalmente il punteruolo (fig. II-74); non è costoso e perciò se ne possono avere 2 o 3 a seconda delle misure delle viti più usate.
Un altro suo grande vantaggio è che può essere usato vicino all’orlo del legno senza paura di scheggiare la venatura. La punta deve essere disposta con il taglio ad angolo retto con le fibre del legno. L’arrotatura di questo utensile deve essere effettuata prima con la lima e poi finita con la piastra ad olio.
Per praticare fori di notevole diametro si usano degli utensili taglienti detti trivelle che vengono azionate manualmente imprimendo un movimento rotativo in una manovella, di legno duro, inserita nell’occhio terminale delle trivelle stesse.
I due tipi più utili sono quelli di fig. Il – 75 a e b dette rispettivamente trivelle a cartoccio e ad elica. Quest’ultime sono più indicate quando si debbano eseguire fori cilindrici di una certa precisione. I diametri dei fori eseguibili con tali trivelle vanno generalmente da 10 a 30 mm.
Attrezzi più completi per l’esecuzione di fori di vari diametri e lunghezze sono i trapani o menarole, alcuni dei quali detti anche girabacchini; tutti funzionano ad azionamento manuale imprimendo un movimento di rotazione a delle punte opportunamente sagomate (punte da trapano). Uno dei tipi più comuni è la menarola rappresentata in fig. II – 76 che si usa premendo sull’impugnatura contro il legno da forare e girando contemporaneamente il manico. In tali figure è mostrata la posizione corretta per eseguire dei fori verticali in un pezzo di legno; fa vedere inoltre come, senza nessun altro aiuto, sia facile effettuare un foro torto anziché diritto: conviene quindi spesso ricorrere allo aiuto di una squadra (fig. II- 77 a).
All’estremità opposta dell’impugnatura la menarola termina con un attacco, o più generalmente in un mandrino, che permette l’inserimento ed il fissaggio della punta che si vuole adoperare.
Si tenga presente che per effettuare un foro diritto nel legno conviene prima eseguire il foro da una parte del pezzo fino a che l’estremità della punta emerge dall’altra parte; poi levare la punta, girare il pezzo e ripetere la foratura dalla parte opposta. Sempre per effettuare forature diritte, specialmente quando si debba forare una tavola dalla parte del bordo, è opportuno stare in piedi per vedere se l’utensile sporge a sinistra od a destra; per vedere invece se è inclinato avanti od indietro (cosa non facilmente rilevabile ad occhio) conviene mettere una squadra sopra il banco come indicato in fig. II-77 a.
L’operatore dovrebbe sempre stare in piedi alla fine del banco in linea con il lavoro. Oltre alle menarole è di uso comune il trapano propriamente detto (fig. II-78) che può avere caratteristiche diverse da tipo a tipo: per piccoli fori si impiegano trapani con l’impugnatura manuale mentre per fori di maggior diametro, che richiedono quindi maggior pressione, si usano i trapani terminanti con una piastra ove viene esercitata la pressione con il petto da parte dell’operatore; vicino alla punta si trova una impugnatura per la mano sinistra; la manovella viene sempre azionata dalla mano destra.
Quasi tutti i trapani portano dispositivi per la variazione di velocità. Si fa presente che, usando punte apposite, si possono forare oltre al legno anche altri materiali come plastiche, marmi, murature, piastrelle, ecc. Per quanto riguarda le punte da trapano dette anche saette o mecchie ne esiste una grande varietà sia per forma che per dimensioni; ricordiamo le principali illustrate in fig. II-79.
La prima (fig. II-79 a) rappresenta una punta detta a conchiglia o di tipo inglese, che serve principalmente per fare i fori per le viti, la seconda (fig. II-79 b) una punta con una testa speciale per svasare fori già eseguiti od effettuare fori ciechi, la terza (fig. II- 79 c) è detta punta americana per lavori generali di foratura e fori di notevole diametro e la quarta anch’essa di tipo americano ad elica (fig. II-79 d) che produce dei fori molto regolari e diritti. Tutte le punte terminano dalla parte opposta del taglio in un codolo generalmente a forma piramidale o conica che permette il loro fissaggio al trapano. Ricordiamo che le menarole, oltre alla loro funzione principale di utensile per forare possono essere usate anche per avvitare o svitare viti purché sia inserita nel mandrino, al posto della punta per forare, una apposita lama di cacciavite per trapano. Nell’uso dei trapani e menarole si deve sempre agire con regolarità sia nell’esercitare la pressione, sia nel movimento rotatorio e si deve avere cura di controllare che la direzione in cui si sta producendo il foro sia quella voluta; questo al fine di non sciupare i pezzi in lavorazione. Nelle forature del legno, specie per i fori di diametro alevato, si può usare l’accorgimento di iniziare il foro prima con un succhiello e poi procedere con il trapano. Le punte da trapano che si trovano in commercio sono generalmente adatte per produrre fori di diametro da 6 mm a 24 mm.
Misuratore di profondità
Capita spesso di dover fare un certo numero di fori (per es. per viti, perni, ecc.) che devono arrivare tutti alla stessa profondità rispetto alla superficie del pezzo; questo risultato si può ottenere incollando un pezzetto di carta sulla punta del trapano ad una certa distanza dall’estremità inferiore. Ciò permette di arrestare la foratura quando la punta è alla profondità segnata che è quella dei fori desiderati. Un sistema migliore è però quello di fare un semplice misuratore di profondità come quello indicato in fig. II-77 b. Esso è composto di due pezzi di legno avvitati insieme ed aventi uno spazio nel mezzo del quale può essere presa la punta del trapano; con questo misuratore si può ottenere una segnalazione più rapida ed una maggiore precisione nelle misure.